Sati

da santacittarama.org

ll termine satipaṭṭhāna si può leggere come un composto di SATI, “presenza mentale” o “consapevolezza” e upaṭṭhāna, con elisione vocalica della u iniziale in questo secondo membro del composto.  Il termine pali upaṭṭhāna significa letteralmente “mettere vicino”, e nel nostro contesto si riferisce a un modo particolare di “essere presente” o “occuparsi” di qualcosa con presenza mentale. Nei discorsi, il corrispondente verbo upaṭṭhahati spesso denota con varie sfumature l’“essere presente” o l’“occuparsi” di qualcosa.

Inteso in questo modo “satipaṭṭhāna” significa che SATI “resta pronta”, nel senso di essere presente; che SATI “assiste”, nel senso che si occupa della situazione presente. Satipaṭṭhāna si può quindi tradurre con “presenza della consapevolezza” o “seguire con presenza mentale”.

da francescodalpino.org

Nel buddhismo, il termine pāli sati (sanscrito smṛti, sino-giapponese 念, pronuncia cinese nian,  on’yomi nen o nem, significa “Consapevolezza, attenzione consapevole, studio attento”, ed indica una facoltà spirituale o psicologica (indriya) che costituisce una parte essenziale della pratica buddista.


La “retta consapevolezza” (pali: sammā-sati, sanscrito samyak-smṛti), o “retta presenza mentale, retta concentrazione”, è il settimo elemento de Nobile Ottuplice Sentiero.

«NEL MEZZO DI QUESTO SENTIERO REALIZZATO DAL TATHĀGATA, CHE PRODUCE LA VISIONE E LA GNOSI, E CHE GUIDA ALLA CALMA, ALLA PERFETTA CONOSCENZA, AL PERFETTO RISVEGLIO, AL NIRVANA, ESSO È IL NOBILE OTTUPLICE SENTIERO, OVVERO LA RETTA VISIONE, LA RETTA INTENZIONE, LA RETTA PAROLA, LA RETTA AZIONE, IL RETTO MODO DI VIVERE, IL RETTO SFORZO, LA RETTA PRESENZA MENTALE, LA RETTA CONCENTRAZIONE».

Buddhasha Shakyamuni,

Dhammacakkappavattana Sutta,

Samyutta-Nikaya 56, 11