Un ideale inaccessibile

La coscienza, come l’intelligenza, è diffusa tra gli uomini in modo molto ineguale. Tuttavia lo sforzo sincero e pertinace di un essere di media intelligenza può avere un’irradiazione più efficace di quello di una grande mente. Promettendo il Regno dei Cieli al povero di spirito, Cristo non pensava ai deficienti o agli scimuniti, ma a coloro la cui intuizione domina l’intelligenza, e che hanno una fede implicita, inconsapevole nella dignità umana e nel destino dell’uomo.

Per collaborare veramente al compito divino, l’uomo deve porre il suo ideale il più alto possibile; più su del suo raggiungimento, se è necessario.

Un ideale inaccessibile che guidi tutta la nostra vita, come le stelle guidano il navigante, è di gran lunga preferibile a una mèta mediocre che, una volta raggiunta, ci costringe a sceglierne una nuova.

Il fine ultimissimo è al di là della nostra portata; ma quello che conta non è tanto il successo temporaneo e locale quanto la continuità dello sforzo; e se ci assale lo scoraggiamento, dobbiamo ricordare che la luce è in noi, e che è vano ogni tentativo di cercarla fuori di noi.

Pierre Lecomte du Nouy, L’uomo e il suo destino.