La purezza nello Shinto

Purezza è 純粋 junsui, ma in realtà basta anche solo 純 jun, che di per sé vuol dire “purezza, innocenza, semplicità, candore”.

純真 junshin e 純情 junjou indicano purezza nel senso di “innocenza, candore, ingenuità”.

純度 jundo, invece, si usa per indicare la qualità dei metalli.

Riteniamo che il brano qui appresso possa risultare di grande ausilio al Praticante di Spada giapponese, e che, di conseguenza, una disciplina come lo I-AI che non tenda a far «tornare puri e innocenti» sia un vero e proprio non senso. 

da Aldo Tollini, La concezione della natura in Giappone in zenfirenze.it

Nello Shintō, in particolar modo fu elaborato l’ideale della purezza: la purezza fisica fu interpretata in chiave simbolica come indice di un percorso spirituale di rettitudine, cioè di purezza interiore. Il concetto di “purezza” nello Shintō non riguarda solo la purezza fisica, ma anche (e soprattutto) quella del cuore, perciò ci si deve porre davanti alla Natura per osservarla con il cuore puro.

La purezza rituale esprime una condizione fisica di integrità, che si carica di significati morali, e viene a rappresentare una condizione di makoto (sincerità). Di qui viene la preferenza per tutto ciò che è semplice, naturale, incontaminato.

L’uomo può cogliere la presenza dell’assoluto attraverso un processo emozionale e intuitivo, quando riesce a fare silenzio dentro di sé e si è lasciato assorbire dal fascino della natura. Forse per questo la letteratura di ispirazione shintoista si esprime attraverso la poesia.

Nella tradizione shintoista è la purezza che permette di entrare in contatto con il kami. Solo l’uomo ritualmente puro, che esegue il rito ogni qualvolta sia previsto, che rifugge dalle cose impure (kegare) ed è in armonia con se stesso, è anche in armonia con gli dei (e con la natura). L’impurità invece contamina il male a tutto il gruppo sociale. Gli dei come manifestazioni della natura sono come essa puri.

Il rapporto con i kami e con la natura passa attraverso il rito della purificazione, perché la natura è “pura” ab origine, è la dimensione dell’incontaminato. All’inverso è la dimensione dell’uomo, la società che è fonte di corruzione. L’azione dell’uomo è contaminata dal suo egoismo, è egocentrica, impura. Per questo, per ritrovare l’armonia con la natura ci si deve purificare, tornare puri e innocenti, perché la natura è la dimensione dell’innocenza, dell’essere così come si è in origine, la dimensione primeva dell’essere umano, cui dover continuamente tornare e da prendere a modello».