Mushin

Osservando gli animali ne risulta evidente la naturalezza, ovvero il pregio della spontaneità e della semplicità, specialmente in quanto si traduce in una equilibrata e gradevole configurazione dell’atteggiamento e del comportamento esente da artificio.

Ecco: la naturalezza (shizen) è assenza di artificio, ossia dall’espediente diretto a ottenere effetti estranei o non consentiti dall’ordine naturale o dall’aspetto immediato delle cose. Espediente che, si noti, può anche essere inconscio, anzi più che altro inconscio poiché diventato abitudinario e automatico.

Per esempio, osservare il volo giocoso di un gabbiano è davvero rivelatore. Il suo librarsi nell’aria, il suo innalzarsi e il suo planare, il suo fermarsi in sospensione nel vuoto per il perfetto equilibrio tra l’apertura delle ali e la corrente del  vento, il suo giocare con il vento, il suo discendere fino a  terra: tutto con naturalezza, cioè in conformità alla natura e quindi del fluire dell’energia (kinagare) da cui essa è vivificata. Il gabbiano non fa niente di più e niente di meno che utilizzare il proprio ki in armonia con il ki che lo circonda. E si vede che si diverte e gode del gioco che in ogni momento gioca! E non potrebbe essere altrimenti dato il suo completo e incondizionato fluire di concerto con il Ki. Per non dire della sua eleganza.

Ora, è proprio la naturalezza animale, quindi la conformità alla natura equindi la capacità di (adeguato) addattamento all’ambiente e alla situazione che l’uomo ha da recuperare, e che (a)normalmente è sepolta sotto il cumulo dei concetti, dei pensieri e dei desideri, insomma della mente pensata, che è l’altra faccia (condizionata e condizionante) della mente pensante (incondizionata). Mente pensata, si noti, che finisce per costituire il glomerulo dell’ego o io empirico, l’entità auto-referenziale complicata, meccanica e fittizia con cui facilissimamente ci si identifica, smarrendo la semplice e spontanea mente pensante, e con essa la fluidità del movimento corporeo.

La mente animale è quella espressa dal termine MUSHIN: NON-MENTE, ossia la mente in se stessa, perciò libera dalla mediazione condizionante del pensato. La non-mente è istintiva, e mentre nell’animale essa è già operante, nell’uomo abbisogna di un addestramento che le permetta di esercitare il suo ruolo secondo che la situazione richiede.

Tramite l’auto-osservazione, occorre rendersi conto di quanto la mente pensata costituisca un’ombra opprimente sulla mente pensante. MUSHIN NO SHIN: la MENTE SENZA MENTE, la mente pensante senza la mente pensata, è proprio quella degli  animali, i quali, è da notare, sono anche MUGA 無我: senza ego, senza io empirico.

Occore imparare dagli animali che non vanno a scuola, non leggono libri, non acquisiscono una cultura, non incamerano informazioni, non ragionano, non calcolano, non spaccano il capello in quattro, non desiderano, quindi non accumulano un ego condizionante. Gli animali VIVONO, mentre gli uomini, con il fardello della mente pensata, sopravvivono. È la mente pensata che erige barriere mediatrici alla mente pensante e al corpo; è la mente pensante che, pensando, si auto-confonde, si auto-oscura, si auto-condiziona, conservando tuttavia la capacità di liberarsi.

Occorre perciò una prassi che aiuti a distaccarsi da tutto ciò che induce a restare su ciò che accade – interiormente ed esteriormente – e che immediatamentediventa un accaduto, un pensato, un magnete, un ghiacciato, per il formarsi appunto di MOSHIN: la MENTE GHIACCIO.

Occorre recuperare MUSHIN, che è anche HONSHIN, la MENTE ACQUA, la mente che si adatta ad ogni contenitore e scorre insinuandosi fra gli ostacoli (gli icebergs!) che incontra sul suo percorso.

Senza il contributo della mente animale (MUSHIN e MUGA), l’uomo è niente più che una macchina, e seppur munito d’intelletto, incosciente e automatico come una macchina.