«Giappone, culla della Storia e della Tradizione»

«Riportiamo il Giappone alla sua vera essenza nazionale, e poi moriamo. Vorreste dunque salvaguardare solamente la vita e lasciare che lo spirito perisca? […] No, noi vi dimostreremo che esistono valori che sopravanzano il rispetto per l’esistenza fisica. Ciò che conta per noi non è la libertà, e nemmeno la democrazia. Noi abbiamo a cuore la sorte del Giappone, culla della storia e della tradizione. Ciò che vale per noi è il Giappone, la terra che amiamo».

Mishima

Certo che, se ci soffermiamo troppo a guardare che fine ha fatto l’Arte della Spada giapponese (Iaido e Kendo) dopo la dimostrazione – coi fatti e non a parole – di coloro che sono stati veramente degni di impugnarla, ci prende una stretta al cuore. Per non dire di quando ci imbattiamo in certe posture ed espressioni “marziali” di certi (e certe) praticanti in narcisistica posa davanti la fotografo.

L’agonia dell’Arte della Spada, almeno in Occidente, è in stato avanzato. La mente debole l’ha deformata riducendola ad un deplorevole agonismo sportivo, una metastasi che, proliferando, sta facendo sì che «lo spirito perisca». O forse è già perito.

Da parte nostra, al solo toccare la Spada giapponese non possiamo non provare un senso di timoroso rispetto – e, in fondo, di un’irriducibile nostra inadeguatezza – pensando all’immenso retroterra che la rende oggetto di venerazione. Retroterra di guerre, sangue e morte, come anche di mito, culto, arte e poesia, senza del quale oggi, almeno noi, non potremmo avere l’onore di esercitare la Disciplina della Spada quale Via di realizzazione spirituale, dunque ben altro che iai-sport e ken-sport (non più il caso di dire iai-do e ken-do).

Naturalmente, non siamo così ingenui e nostalgici da illuderci che la decadenza dell’Arte della Spada (e non solo) possa essere arrestata. Per questo condividiamo in tutto e per tutto quanto recita Hagakure II, 18:

«Lo spirito di un’epoca è qualcosa a cui non possiamo tornare. Esso tende a dissolversi, perché si sta approssimando la fine del mondo. Non può, in effetti, essere sempre primavera o estate, e ugualmente non può essere sempre giorno; quindi, se anche desiderassimo riportare il mondo allo spirito del secolo trascorso, ciò non sarebbe possibile. È importante trarre il meglio da ogni generazione. L’errore di chi ha nostalgia del passato sta nel fatto che non afferra questo principio. Ma coloro che mostrano considerazione solo per la realtà attuale, ostentando disprezzo per il passato, appaiono molto superficiali».

Terminiamo con una citazione, più che appropriata, da Zen a arti marziali del Maestro Deshimaru:

«… così si riducono le arti marziali a semplici discipline sportive. Quelli invece che vogliono cogliere una dimensione più elevata del proprio essere, della propria vita, non devono imitarli.

Non si può costringere né criticare nessuno. Tuttavia potrei dire che i primi sono come bambini che giocano con le macchinine, gli altri ne guidano di vere».

 

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