Precetti tibetani per il praticante di I-AI
20 Luglio 2020
Estratti da: La punta di capello della sapienza. Trattato sulla recisione dei demoni secondo la Perfezione della sapienza, della mistica tibetana Ma gCig Labdron (XI – XII secolo).
«Si stia come lo spazio, come lo spazio privo di concetti. Si stia senza concetti, in uno stato imparziale,
come lo spazio, privo di dubbi e paure. Senza dubbi e paure nell’immensità.
Come lo spazio, al di là del desiderio o sfiducia, si stia liberi senza desiderio o sfiducia.
Come lo spazio privo di egoismo, si abbandoni l’egoismo.
Come lo spazio privo di vanità, si abbandoni qualsiasi vanità».
da: Ma Gcig, Canti spirituali.
«La radice di tutti i demoni è la propria mente.
Quando, nel percepire un qualsiasi fenomeno,
si prova attrazione e poi desiderio,
si è catturati dai demoni.
Quando nella mente si afferrano i fenomeni
come se fossero oggetti esteriori,
si è contaminati.
I demoni sono di quattro categorie:
i demoni tangibili
(la cui base sono gli oggetti esteriori),
quelli intangibili
(la cui base sono le rappresentazioni mentali),
i demoni del compiacimento
(la cui base è il desiderio di ottenimento)
e i demoni dell’orgoglio
(la cui base è la discriminazione dualistica).
Ma tutti i demoni sono compresi
in quelli dell’orgoglio».
N.B: Particolarmente insidioso, per il Praticante di Iai, il demone del compiacimento, la cui base è il DESIDERIO DI OTTENIMENTO … del dan!
Tale desiderio, infatti, diventa facilmente il motivo propulsore e contaminante della pratica. Non più la pura pratica bensì una pratica interessata, tesa all’ottenimento, cessando così, ipso facto, la rettitudine della pratica stessa.