Lo spirito samuraico di Ada Negri

«Fammi uguale, Signore, a quelle foglie
moribonde che vedo oggi nel sole
tremar dell’olmo sul più alto ramo.
Tremano, sì, ma non di pena: è tanto
limpido il sole, e dolce il distaccarsi
dal ramo per congiungersi alla terra.
S’accendono alla luce ultima, cuori
pronti all’offerta; e l’angoscia, per esse,

ha la clemenza di una mite aurora.
Fa ch’io mi stacchi dal più alto ramo
di mia vita, così, senza lamento,

penetrata di Te come del sole».

In questi stupendi versi di Pensiero d’autunno della poetessa milanese, le foglie dell’olmo prendono il posto del sakura, il fiore di ciliegio simbolo del Giappone (oltre al kiku, il crisantemo) e fiore dei samurai:

«Se qualcuno chiede

qual è l’anima di Yamato,

il cuore del Giappone:

esalando il profumo al sole che si leva,

i fiori di un ciliegio selvatico».

Norinaga Motoori (1730-1801)

I petali del fiore di ciliegio subiscono in breve tempo la medesima sorte delle foglie dell’olmo: “il dolce distaccarsi dal ramo per congiungersi alla terra”. Si noti il “dolce” riferito al distacco, che richiama indubbiamente il mono no aware, ovvero il “pathos delle (e per) le cose”, un sentimento squisitamente nipponico, rivelatore dell’estrema sensibilità e gentilezza d’animo del popolo del Sol Levante nel temperare ed integrare malinconia e apprezzamento: la prima per l’esistenza effimera della vita, la seconda per la bellezza, tanto più intensa e da gustare quanto più effimera.

Testimonianza dello stato contemplativo dell’Autrice, tutta la poesia, incastonata nella Trascendenza Solare tramite il primo e l’ultimo verso, è un canto che riflette minuziosamente lo spirito del bushi (il guerriero, l’uomo nobile) di cui è emblematico il celebre motto:

«Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero».
(Hana wa sakuragi hito wa bushi).

Le foglie di olmo, come i petali del sakura, quindi come i samurai, “tremano ma non di pena”, ciò richiamando gli epici versi di Mishima:

«Non importa cadere.
Prima di tutto.
Prima di tutti.
È proprio del fior di ciliegio
cadere nobilmente
in una notte di tempesta»,

e quelli luminosi e commoventi dell’Alfiere Okabe Heiichi:

«Qual è il dovere di oggi? Combattere.
Qual è il dovere di domani? Vincere.
Qual è il dovere di sempre? Morire.
Come fiori di ciliegio in primavera

lasciateci cadere belli e radiosi»,

cui corrispondono in Ada, nella similitudine simbolica primavera/aurora, i versi:

«S’accendono alla luce ultima, cuori
pronti all’offerta; e l’agonia, per esse,
ha la clemenza d’una mite aurora».

Notiamo poi gli stoici e sereni versi finali da cui traspare con chiarezza l’abbandono alla Divina Provvidenza:

«Fa ch’io mi stacchi dal più alto ramo
di mia vita, così, senza lamento,

penetrata di Te come del sole»,

nei quali, a proposito del “senza lamento” c’è corrispondenza con quanto si trova in Yamamoto Tsunetomo, Hagakure (Nascosto tra le foglie), il codice di saggezza dei guerrieri nipponici:

«Il samurai deve sempre evitare di lamentarsi, anche nella vita quotidiana. Deve sempre stare attento a non lasciarsi mai sfuggire un’espressione di debolezza. Una sola parola detta inavvertitamente spesso rivela il valore di ch l’ha pronunciata».

La poesia di Ada mostra il completo distacco dal timore della morte, che  può essere illustrato da quanto, con stile possente, scrive Mario Polia in L’etica del Bushido

«Un cuore liberato dal timore della morte sa accogliere in sé l’entusiasmo e la bellezza del vivere. Solo chi accetti coraggiosamente il dolore sa afferrare pienamente la gioia. Essa, per rifulgere, ha infatti bisogno del suo contrario. […] Non v’è modo di superare la paura della morte senza un punto di riferimento che, necessariamente, deve essere situato non al di qua ma al di là da essa: fuori, cioè, della corrente delle emozioni e del divenire. In caso contrario, di continuo il punto di riferimento vacillerebbe essendo fondato sull’instabilità. In altre parole: senza una fede profonda in ciò che non muta, non può esistere un coraggio stabile e cosciente che non sia semplice volontà d’auto-annientamento […] La delicatezza del fiore di ciliegio, la sua effimera e radiosa fioritura, esprime la virtù del non attaccamento. Dopo aver annunciato la primavera, il fiore di sakura si lascia trasportare dal vento. […] E come vento di primavera, il bushi apprese a considerare la sua vita e la sua morte: un viaggio da Mistero a Mistero, da Vita a Vita passando per la vita terrena».