Seminario CIK di Iaido Modena 23 – 24 Novembre 2019 Diretto da Nakano Hachiro e Oda Nobuaki

Durante il seminario, la cura dei partecipanti da shodan a sandan è stata affidata a Oda Nobuaki sensei, hachidan kyoshi.

L’insegnamento di Oda sensei non ha mancato di ribadire diversi punti importanti nell’esecuzione dei kata, ma le spiegazioni si sono incentrate prevalentemente sulla postura.

Oda sensei ha esordito invitando a non intendere Iai solo come utilizzo della katana: a detta del sensei gli studenti sono troppo presi dai movimenti della katana e non curano in egual misura la postura.

Iai significa infatti, sempre a detta del Sensei, adattarsi alla situazione, e può (deve, ci sentiamo di aggiungere) essere praticato in ogni momento della giornata, tramite il mantenimento della corretta postura e la fluidità dei movimenti.

Una persona che cammini con una corretta postura si distingue immediatamente, ed è naturalmente pronta a reagire ad un imprevisto, come ad esempio evitare un’automobile che arrivi all’improvviso mentre si attraversa la strada.

Relativamente all’uso della spada, la fluidità e naturalezza dei movimenti richiede che la katana, strumento di difesa, non venga usata in modo che danneggi il nostro corpo: l’irruenza dei principianti spinge ad utilizzare troppa forza, e questo provoca dolori a polsi, gomiti, spalle, ginocchia. 

Questo non è coerente con la funzione di difesa della katana.

La katana non si usa con forza, ma in modo leggero: un kata può essere eseguito con tagli morbidi, senza forza. Un po’ di vigore del taglio può essere apprezzabile, ma non è necessario, quindi è meglio studiare senza mettere forza.

Il chiburi invece non deve essere assolutamente troppo energico: si scuote via il sangue dalla lama con decisione, ma avendo cura che finisca esclusivamente in terra di fronte noi. Sarebbe scortese spargere il sangue in tutte le direzioni sporcando altre persone. Si scuote via il sangue come si scuote l’acqua da un ombrello.

Anche nei tagli bisogna rifarsi alla vita quotidiana: la spada serve a tagliare e possiamo pensare a come usiamo il coltello quando cuciniamo o tagliamo del cibo per mangiare.

Non serve infatti a nulla schiacciare con forza il cibo con la lama del coltello, otterremmo solo di rovinarlo. Bisogna invece far scorrere la lama con morbidezza.

La forma curva della katana non richiede uno specifico movimento per farla scorrere, scorre naturalmente durante il taglio, ma occorre egualmente che ci sia la fluidità che permetta tale scorrimento, altrimenti si sta solo “schiacciando” con la lama, non tagliando.

Il modo per togliere forza nel taglio è quello di spostare la forza nel Tanden, quel punto indefinito che si trova poco sotto l’ombelico e che si può percepire facendo profonde inspirazioni ed espirazioni con l’addome.

Spostare la forza nel Tanden, oltre a permetterci di togliere la forza dalla parte superiore del corpo durante il taglio, è fondamentale, ha riportato il sensei, per costruire una corretta postura. 

Oda sensei ha quindi illustrato diversi aspetti della postura da curare durante i kata di Seitei Iai, che richiedono tutti il mantenere la forza nel Tanden e che possono riassumersi tutti nel mantenere la parte superiore del corpo sempre verticale e lungo l’asse del baricentro del corpo (jiku).

Le spiegazioni pratiche sono iniziate illustrando come deve essere un solido nukitsuke in ippomme (Mae).

Già nel cominciare ad alzarsi, mentre inizia lo sfoderamento, il Tanden deve essere forte, in modo da alzarsi dalle anche e senza avanzare con le spalle. Tale solidità va mantenuta nel nukitsuke ponendo il piede sinistro esattamente dietro al ginocchio sinistro e curando che spinga con decisione il terreno, al pari del piede destro che poggia in avanti con la gamba a 90 gradi.

Si può verificare se tale postura è corretta chiedendo ad un kohai di spingere sulla spalla destra mentre si è nella posizione finale di nukitsuke: una postura corretta sarà inamovibile, altrimenti una leggera pressione ci farà sbilanciare sulla sinistra.  

La stessa solidità in Mae deve essere mantenuta anche dopo il kiritsuke e può essere verificata allo stesso modo.

In nihomme (Ushiro) valgono gli stessi punti di Mae, ma in più nel voltarsi bisogna curare la verticalità dell’asse di rotazione, che deve essere lungo la gamba destra tenuta a 90 gradi e ben piantata sul ginocchio destro. Estraendo bisogna girarsi sul ginocchio come fa una trottola, senza che il bacino si abbassi e si sposti dall’asse.

In sanbomme (Ukenagashi) il mantenimento dell’asse verticale (jiku) va curato mentre ci si alza sfoderando.

In Giappone alzarsi mantenendo la verticalità è fondamentale, poiché si mangia seduti in seiza avendo di fronte dei bassi tavolini su cui si pone il cibo: se alzandosi ci si spostasse in avanti, ad esempio avanzando con una gamba su cui porre il baricentro (jiku ashi) si sbatterebbe contro il tavolino. Da seiza ci si alza quindi portando il piede su cui fare forza vicino al ginocchio a terra, e salendo quindi verticali. Lo stesso avviene in Ukenagashi.  

La spiegazione di Ukenagashi ha visto anche un approfondimento sulla funzione delle diverse zone della lama di una katana. La lama si può pensare divisa in tre sezioni circa di eguale lunghezza: la parte finale della lama (monouchi) serve ad attaccare; la parte centrale serve a controllare (ed è ad esempio essenziale che sia la parte della lama che minaccia l’avversario mentre si avanza caricando in Mae e Ushiro); la parte vicino alla tsuba serve a difendere (in tal caso non si usa il lato affilato ma il dorso della lama) ed è la zona in cui si deve pensare di ricevere il colpo dell’avversario in Ukenagashi.  

Se ricevessimo un taglio nella zona centrale non avremmo la forza per fermarlo e farlo scorrere via di lato, con il risultato che il colpo sposterebbe la nostra lama e ci colpirebbe senza deviare.

In yohonme (Tsuka ate) durante la rotazione di 90 gradi di corpo e gamba sinistra, jiku deve essere sul ginocchio sinistro, ed analogamente a quanto visto un Ushiro, il bacino non deve muoversi dall’asse, cosa che lo farebbe abbassare e porterebbe a spostare/piegare la gamba destra che invece deve rimanere piantata a 90 gradi con il ginocchio ben fermo in direzione del primo avversario.

Si è passato poi allo studio di jiku nei kata in piedi, nei quali lo studio della postura si può riassumere nei seguenti punti:

  • Mantenere la forza nel Tanden.
  • Spostarsi in avanti dal Tanden senza avanzare con le spalle (in particolare quando si avanza tagliando) in modo da mantenere la parte superiore del corpo sempre verticale.
  • Spostarsi indietro partendo dalle spalle, senza cominciare il movimento portando prima indietro il bacino, in modo ancora una volta da mantenere la parte superiore del corpo sempre verticale.

A corredo delle spiegazioni pratiche, Oda Sensei ha mostrato che, se ci si muove senza una postura corretta, non sorretta dalla forza nel Tanden, un avversario non ha necessità di estrarre la spada per contrastare un nostro attacco.

Se due avversari avanzano l’uno contro l’altro, quello con la postura più solida può evitare di scontrarsi ruotando con decisione le anche all’ultimo momento, scivolando di fianco all’avversario.

Se un avversario che ci sta di fronte, in seiza o in piedi, comincia ad estrarre la spada, grazie ad una postura vigorosa centrata nel Tanden è possibile spingergli indietro con la mano tsukagashira e fargli tornare la lama nel fodero.

E come caso di studio pratico, il sensei ha spiegato che è con la stesa forza nel Tanden che va portata avanti la lama verso suigetsu nello tsuki di roppomme (Morotetsuki), perché uno tsuki effettuato spingendo solo con la forza delle braccia non è efficace.    

In definitiva Oda sensei ci ho offerto un approfondito studio tematico invece che il classico veloce ripasso dei kata in preparazione degli esami (che oggettivamente può servire a poco se non si è già più che pronti ad avanzare di grado). 

Da questo seminario i sandan si portano a casa indicazioni chiare e fondamentali da assimilare per avanzare nella pratica, mentre i dan più bassi, anche se probabilmente non tutti avranno colto appieno la profondità degli insegnamenti elargiti, hanno ricevuto preziosi insegnamenti su cui lavorare con profitto.

Domo arigatou gozaimashita Oda sensei!