A ji no ittō

阿字の刀

LA SPADA DELLA LETTERA (SUONO PRIMORDIALE) A

A

字 ji, lettera

の no, della

刀 (it)tō, spada

阿 Tai-A                             

«Tai-A è il nome di un’antica spada cinese che non ha eguali sotto il cielo […] non vi è nulla che possa opporsi a questa lama. La persona che ottiene questa misteriosa abilità increata non vacillerà dinanzi al comandante di enormi eserciti, né davanti a una forza di centinaia di migliaia di nemici […]. È una questione di mente. La mente non è nata con la tua nascita e non morirà con la tua morte. Poiché questo è vero, si dice che sia il tuo Volto Originario. Il Cielo non può coprirlo. La Terra non può sostenerlo. Il Fuoco non può bruciarlo, né l’acqua può bagnarlo. Nulla sotto il cielo può ostruirlo».

Takuan Soho, Tai-A Ki (Annali della spada Tai-A)

La Natura della Mente non è toccata dal concetto dei Tre Tempi, né dagli ostacoli che appaiono durante la Meditazione. Essa è libera da qualunque dipendenza dalle coscienze sensoriali e dalle sei associazioni delle coscienze. Presente in tutti gli esseri senzienti, risiede naturalmente in noi, nel centro del cuore, all’interno di ciò che è definito come lo Spazio della Base Universale.

Secondo la concezione Dzoghchen (nel Buddhismo tibetano)

“A” () è il significato di “l’originale non è nato

Nell’alfabeto tibetano le vocali, a differenza delle nostre che sono A, I, U, E, O, sono soltanto quattro, cioè I, U, E, O perché ogni sillaba viene letta con la consonante seguita dal suono “A”, e la A stessa si comporta come una base a cui vengono aggiunti i segni delle altre quattro vocali. Questo fa capire l’importanza e il valore della A come MATRICE DI TUTTI I SUONI.

La lettera A, oltre ad essere l’iniziale del nome di Amida (il Buddha della Vita Infinita, Amitabha 阿弥陀), è anche la prima delle dodici vocali del sanscrito e, in quanto tale, veniva considerata la SORGENTE DELLA VOCE E DI TUTTE LE ALTRE LETTERE.

Per estensione era passata poi ad indicare la RADICE O FONDAMENTO DI TUTTE LE COSE.  Nella scuola Shingon (della quale il Ninnaji a Kyoto era uno dei monasteri principali) le veniva attribuita un’importanza particolare come matrice dello stesso Buddha cosmico o Dainichi Nyorai (sanscrito Mahavairocana) e si pensava che con la meditazione su di essa (ajikan 阿字觀), si potesse ottenere la liberazione dalle passioni terrene. Scrivendo in sanscrito A sulla fronte dei defunti, il prete Ryugyo del tempio Ninnaji li lavava dalle loro colpe, instaurando così un nesso con il Buddha (sia Amida sia Dainichi Nyorai), attraverso il quale essi avrebbero potuto ottenere la buddhità.

La mente convenzionale cerca di contestualizzare, catalogare l’esperienza complicando tutto. Siamo all’interno di una gabbia che ci siamo costruiti noi stessi. L’insegnamento Dzogchen (La Perfezione Totale) per essere utile deve entrare in questa gabbia e distruggerla dall’interno. Da questo punto di vista l’A-khrid (Le istruzioni sulla A primordiale), è uno dei sistemi più antichi utilizzati per questo scopo e si compone di quindici sessioni di quindici differenti tappe della meditazione, raccolta a loro volta in tre gruppi principali. Il primo gruppo è costituito dalle “Pratiche Preliminari”, il secondo gruppo raccoglie le “Pratiche Principali”, il terzo infine è il gruppo delle cosiddette “Pratiche del Completamento”. Fanno parte del gruppo delle Pratiche Principali la pratica della A, ovvero la pratica di fissazione su un oggetto esterno (rappresentato dalla lettera tibetana A), quindi la pratica senza oggetto (anche detta sessione di stabilizzazione o bilanciamento).