Shinigurui

Il pazzo morire

死 shini, morire

狂 kurui, pazzo

Il praticante di I-AI che non tenga sempre presente “il pazzo morire”, finirà per riempire la sua mente di illusioni e deviare dalla retta Via.

Da: Mario Polia, L’etica del Bushido

Lo Shinigurui è la cosciente accettazione che la vita è simile al fiore di sakura. È una dottrina incomprensibile alle Anime pavide, o attaccate a vivere ad ogni costo. Oggi siamo propensi a tacciar di fanatismo chiunque muoia per una fede diversa da quella ritenuta “giusta” dal nostro sistema
culturale. Sicché in Occidente Kami-Kaze è divenuto sinonimo di inutile sacrificio, di una vita gettata via senza scopo, un esempio da non seguire, un atteggiamento da sottoporre al vaglio attento degli psichiatri o alle analisi degli ideologi dell’etica sociale.

Tuttavia, giudicando dall’ottica del profitto e della perdita, anche il martire cristiano delle origini è un “fanatico”. E lo è chiunque reputi il dono della propria esistenza alla propria fede un atto più degno e più “umano” che conservarla ad ogni costo. Se il “pazzo morire” ricorda dei fiori l’effimero splendore, la concezione del vivere presso le moderne culture dell’Occidente troppo spesso assomiglia alla lenta putrefazione delle foglie nelle paludi. Ogni primavera ha la sua fioritura. Ogni albero ha molte fioriture, proprio come la tradizione di un popolo. Ma oggi la scure è stata posta alle radici del ciliegio. E, proprio per questo, forse, mai come oggi è valido il messaggio di questo haiku:

Pioggia di primavera
proprio ora ogni cosa
diventa splendida

(Chiyo Ni 1701 – 1775, in Blyth 1950: II, 103)

V’è un episodio storico tratto dalla vita di Takeda Shingen che racchiude in sé ed esprime il senso di una fedeltà che non vacilla e non muta per mutar di sorte. Un giorno, Shingen, in procinto di partire per la
guerra, fu invitato dall’abate Kaisen, che era stato suo maestro di Zen, nel monastero di Yerin-ji. Era primavera ed i ciliegi stavano per fiorire.
Shingen accettò l’invito e gioì dell’hana-mi, la contemplazione dei fiori. Nell’aprile del 1528, lo stesso abate dette ospitalità nel suo monastero ad un gruppo di samurai di Shingen, superstiti dopo la sconfitta della loro armata. Oda Nobunaga, nemico di Shingen, venuto a sapere dove si rifugiavano i superstiti, circondò il monastero con le sue truppe e minacciò di darlo alle fiamme se non gli venissero consegnati i samurai. Monaci ed abate rifiutarono. Mentre le fiamme crepitavano i monaci, riuniti in meditazione nella sala centrale, ascoltarono l’ultimo sermone di Kaisen:

“siamo circondati dalle fiamme. Come potreste voi, monaci, in questo frangente, girare la ruota del Dharma? Esprimete la vostra opinione”.

Dopo che ogni monaco ebbe risposto, l’abate concluse:
“per sedere in meditazione quietamente non c’è bisogno d’andare sui monti, o lungo il corso dei fiumi. Quando la mente è immobile, anche il fuoco è fresco e dà sollievo”.