Lo IAI-DO di oggi

Nakamura Taizaburo (1912- 2003) è tanto tradizionale quanto pratico nel suo modo di pensare. Egli crede che nessun budo moderno sia un’arte marziale. Riferendosi in articolare ai sistemi di iai-do, Nakamura li considera niente altro che discipline per la mente e il corpo, nelle quali molti esponenti utilizzano la propria abilità individuale per rafforzare l’io e impressionare chi guarda. Secondo Nakamura, la tecnica dello iai-do moderno è stata resa di proposito artificiale e priva di scopo dal punto di vista del combattimento; lo iai-do è bello secondo il concetto di tadashii-katachi, o “forma corretta”, cioè esercitata in accordo con i seitei-gata, o forma standard delle tecniche di estrazione della spada, create dalla Zen Nihon Kendo Remmei (Federazione nazionale giapponese di Kendo) e dalla Zen Nihon Iai-do Remmei (Federazione nazionale giapponese  di Iai-do). Nakamura considera il seitei-gata come una concessione fatta alle richieste del pubblico odierno.

L’aspetto pratico e combattivo dell’estrazione della spada, che rappresenta l’essenza delle forme di jutsu, viene perduto quando tali tecniche sono adattate alle esigenze dello iai-do. Ad esempio, il fatto di iniziare un’estrazione della spada da seiza “non era certo il modo in cui un guerriero classico usava la propria spada”, fa notare Nakamura, “dal momento che come posizione non è affatto pratica quando si è armati del daisho [combinazione di spada lunga e spada corta]”. Nakamura non è  nemmeno soddisfatto della forma di esecuzione delle quattro tecniche di estrazione della spada caratteristiche dello iai-do. Il Nukitsuke (estrazione della spada dal fodero) è generalmente eseguito troppo lentamente, e in un modo che è necessario estrarre almeno l’ottanta per cento della lama dal fodero prima che l’azione possa acquisire un’apprezzabile rapidità. “Questo non è il nuki”, l’azione istantanea della lama, sostiene Nakamura. Inoltre l’estrazione lenta rivela suki (debolezza nella difesa) nella tecnica del praticante di spada.

Tameshi-giri

Il Kiritsuke (atto del taglio), così come è eseguito dalla maggior parte dei praticanti di spada moderni, è anch’esso “inefficace”, afferma Nakamura, “in quanto manca ad essi l’esperienza con il tameshi-giri. Pure il chiburi, la manovra della spada per “togliere via il sangue” che si suppone accumulato su di essa in seguito all’azione del taglio appena effettuato, è del tutto inefficace. “Nessun guerriero ha mai eseguito chiburi nel modo  degli attuali praticanti di iai-do. L’unico vero modo per pulire la spada dopo aver colpito un bersaglio umano è quello di “strofinare la spada con un pezzo di stoffa o di carta, un’azione che nessun guerriero ha mai omesso prima di riporre la spada nel fodero”. Nemmeno l’azione finale del noto, il riporre la spada nel fodero sfugge all’attenzione critica di Nakamura, poiché essa non solo prosegue l’azione inefficace di chiburi, ma viene compiuta rapidamente  e per null’altro scopo che quello di dimostrare la propria abilità. In realtà, “il reinserimento della spada nel fodero, com’era eseguito dal guerriero, era un’azione piuttosto lenta e molto attenta, nella quale l’elemento preminente era lo zanshin (“attenzione che rimane”); dominio ininterrotto sull’avversario, caratterizzato dalla continua e completa concentrazione, manifestato sia attraverso l’attitudine mentale che la posizione fisica).

I moderni praticanti impegnati nello iai-do hanno ben scarsa comprensione dei modi e dei costumi del guerriero classico e questo per Nakamura denota una negligenza enorme. “Io ho attentamente esaminato centinaia di spade appartenenti a moderni praticanti di spada, e molto raramente ne ho trovata una il cui koiguchi (l’imboccatura del fodero) non fosse solcato”. Il guerriero classico valutava il proprio valore, e quello altrui, dalle condizioni del koiguchi, che non doveva essere scalfito da tagli, cosa che accade quando l’estrazione della spada dal fodero o il suo reinserimento avvengono in modo improprio. Visto che il koiguchi è parte integrante della spada, e virtualmente parte dell’“anima vivente” del guerriero, scalfirlo o tagliarlo è la stessa cosa che sfregiare la propria anima.

Nakamura offre un solido e costruttivo consiglio che dovrebbe suscitare un maggior senso di disciplina da parte degli esponenti moderni dello iai-do, e indurli a mantenere i valori tradizionali e pratici nell’uso della spada. “In ogni allenamento bisogna stabilire un equilibrio tra vecchio e nuovo”, dice Nakamura, “ma si dovrebbe rimuovere la tendenza all’esibizione di sé, eliminare gli aspetti  sportivi o competitivi, e riconoscere la relazione tra il kendo e lo iai-do”. Molti moderni praticanti di kendo non sanno nulla della vera arte della spada semplicemente perché “lo shinai (spada di bambù usata per la pratica) non è una spada. Soltanto la viva e vera lama può insegnare  nel kendo la “via della spada”, sostiene Nakamura.

Donn F. Draeger, BUJUTSU & BUDO Moderno, vol. 3