L’etica dei samurai in sei citazioni

Lo stile eroico. L’eroismo in Giappone (Collana Sannō-kai, Edizioni di Ar), da cui si traggono le sei citazioni, è un saggio scritto da Kitayama Yunio, professore di religioni e culture orientali in Europa, prima di essere arrestato per collaborazionismo e di morire a Praga nel 1962. Si tratta di un compendio di massime universali concernenti una “metafisica dello stile” e di racconti  di figure, gesta e caratteri grandiosi e dal quale traiamo le sei citazioni.

Noi della Tai-A no Kai riteniamo che  lo studio di questo testo (insieme a Bushidō di Inazo Nitobe e Hagakure di Yamamoto Tsunetomo) sia imprescindibile per chiunque pretenda – sottolineiamo pretenda – di addestrarsi alla Disciplina della Spada giapponese (Iaido e Kendo). Il mondo contemporaneo è reso arido dal funesto spirito del “tutto a tutti” e del “diritto” di fare ognuno quel che più gli aggrada, e proprio per questo il pericolo di un grosso fraintendimento di tale Disciplina è tutt’altro che scongiurato, ed anzi si assiste ormai ad un degrado di stampo democratico-sportivo che ha ridotto l’aristocratica Via della Spada, nonostante le buone intenzioni (di cui è lastricato l’inferno), ad un miserrimo studio in funzione dell’ottenimento del grado e della medaglia.

1. Ogni atto eroico varca i confini del raziocinio, spezza la misura dell’ordine quotidiano e pone l’eroe nella sfera della terra di nessuno.

2. Una religione che si affermi soltanto nella pace, in grado di elevare gli uomini solo nella pace, è una mezza religione, non è una religione nel senso autentico del termine. Una determinata fede si afferma soltanto nella lotta e raggiunge la massima potenza nella guerra. Tutti gli uomini devono lottare, poiché essi non sono Dèi e nemmeno santi. Devono combattere, ma non per se stessi. L’eroismo del passato ci insegna che il vero eroe combatte per gli altri soltanto. E con lui combatte soltanto Dio!

3. “Quando l’anima sa corrispondere
al sentiero della verità,
gli Dèi ci proteggeranno
senza che noi li invochiamo.”

4. Se è già lui ingiusto, un capo di Stato non può tenere nella pace i suoi connazionali, né essere all’altezza di governare lo Stato, pur se avesse tutte le altre capacità. Se nelle cure dello Stato ci si libera dall’egoismo, ogni bontà emerge da sola. Se il capo non se ne persuade, come potrebbe mantenere la pace e vincere i nemici in guerra?

5. Non puoi aspettarti successi dai tuoi allievi, se tu stesso non applichi sufficiente cura a loro. Non puoi rimproverare gli allievi della loro goffaggine, senza sottoporre te stesso a una analisi rigorosa. Se tu stesso non hai una condotta di vita giusta, nemmeno da loro puoi attenderti che conducano una vita giusta. Il motivo per cui i tuoi allievi non vogliono conformarsi alla tua educazione sta nel fatto che tu stesso non ti giudichi con sufficiente severità.

6. Non nutrire pensieri di parte, serba tutte le cose giuste del mondo; non lasciar emergere alcun desiderio egoistico lungo la vita; non aver timore davanti alla morte se lo richiede la retta via; venera Buddha e gli Dèi, ma non pregarli di niente!

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